Ho incontrato per la prima volta Francesca e Barbara d’estate, durante una cena a casa di amici comuni. Lo scorso inverno, poi, la decisione di raccontare un pezzo della loro storia: sì, perché le sorelle di Mocavero Salumi sono le protagoniste di una delle puntate de “Il Pranzo di Babette”. 

La produzione di salumi tradizionali rivisitata in una chiave originale e innovativa (sintesi perfetta); la forza di due ragazze legate dal sangue e da un nome che negli anni è diventato un brand, grazie agli sforzi e ai sacrifici della famiglia; sono diversi gli aspetti che mi hanno conquistato delle sorelle Mocavero, le sorelle “guerriere”. E così che mi piace definirle, perché sono forti, determinate, appassionate al progetto “Mocavero Salumi” e alla terra in cui è venuto alla luce, il Salento.

L’ultimo successo, collezionato in collaborazione con Diffitalia Group, è quello fresco di Sanremo: un sogno divenuto realtà, consegnare al pubblico del Teatro Ariston e del Sanremo Lounge il prodotto top della gamma, il Capocollo Ubriaco (selezionato dalla Bocconi di Milano per la sua innovazione), quel capocollo al gusto di Negroamaro prodotto a Monteroni che ha catturato l’attenzione del mondo.

L’orgoglio delle sorelle e la loro immensa soddisfazione l’ho letta in ogni scatto o video condivisi nei giorni del festival con gli amici in rete. Il loro è un successo che profuma di Salento, di Puglia e, perché no, anche di donna.

Le sorelle “guerriere”, legatissime, hanno caratteri diversi, quasi fossero stati studiati ad hoc per le mansioni che ricoprono in azienda. Francesca, la mente, è una macchina da guerra: ricordo ancora quando Barbara, riferendosi a sua sorella, mi confidò che la notte non dormiva per creare, per lavorare sulle migliorie, sul futuro dell’azienda. Capace, talentuosa, parla attraverso i prodotti che realizza. Barbara, espansiva, convinta che sia necessario “fare la differenza”, con la battuta sempre pronta, goliardica e social, ma nello stesso tempo determinata, è l’immagine commerciale di Mocavero Salumi, la sua componente relazionale e marketing.

Le sorelle “guerriere” sono un inno alla vita, all’impresa meridionale. Un inno alla forza, alla resistenza dei giovani nel Sud, alla creatività e – ci metto anche questo – alla testardaggine femminile. Che ci sta tutta. Ecco perché mi piace così tanto raccontarle.

Babette